UN CAMERINO DA SOGNO ovvero IL SOGNO DI UN CAMERINO
Mi sono chiesta spesso se gli organizzatori di concerti sanno che i musicisti potrebbero aver bisogno di cambiarsi d’abito dopo un viaggio massacrante di minimo 6 ore e prima di un concerto.
Mi sono vestita e svestita nei posti più raccapriccianti e improbabili: polvere e ragnatele ”son le cose migliori” …
Spesso i camerini sono lontani chilometri dalla sala da concerto, così che durante le prove di un Beethoven e di un Respighi sei dibattuto se cambiarti in sala in largo anticipo (prima che il tuo pubblico possa ammirare il colore dei calzini di Peppa Pig), oppure metà in camerino e metà in sala, o magari perché no… ti cambi di là e le scarpe le metti di qua, o magari no ecco… le scarpe le metti subito e l’abito lo infili in sala…. anzi no… rimango vestito così come sono adesso! (#disperazione!)
Fatto resta che la giusta combinazione non si raggiunge mai e finisci sempre per avere qualche bella bolla bianca di povere impressa da qualche parte!
L’ultima volta la custodia del violino l’avevo aperta su di un’asse da stiro in un vecchio panificio dismesso. Ero tra il forno e i mollicci sacchi di farina (vestita di nero!) con sullo sfondo una collezione di bilance addobbate con listini di prezzi ancora in Lire e numeri di telefono senza prefisso appuntati tra le macchie di unto.
Magnifico poi quando hai un vero camerino tutto per te. C’è il tavolo ma mancano completamente le sedie: ‘’ehm, mi scusi potrei avere una sedia in camerino per favore? ‘’…. Dopo un’ abbondante mezz’ora eccola finalmente arrivare alquanto arricchita da uno strato di ‘licheni’ non ben definiti.
Emy Bernecoli