Caro Babbo Natale…

Caro Babbo Natale,
fai che il prossimo anno gli unici tagli di cui sentiremo parlare siano quelli del panettone e non quelli del FUS (altrimenti detto Fondo Unico dello Spettacolo).

Fai che tutti i geni della recensione musicale improvvisati su Facebook limitino i danni iniziando a parlare di come si tira la sfoglia o di come fare il ripieno dei tortellini. Le persone non del mestiere che si imbattono per caso in quei panegirici di sproloqui rischiano di dare conferma a ciò che già pensano sulla musica classica.

Fai che vengano abolite le tasse sulle donazioni e che anzi diventino detraibili dalle tasse così che le stagioni musicali possano ricevere rinforzi veri!

Dai la forza ai professori di musica nella scuola pubblica di portare avanti la loro faticosa missione, a dispetto dei colleghi di lettere e matematica che li vedono come una cartina geografica con gli Stati aggiornati al 1930 appesa nella stanza del videoproiettore.

Fai che tutte le scuole a partire dall’infanzia considerino lo studio di uno strumento musicale alla stregua del saper “far di conto” e che leggere il pentagramma diventi una priorità come coniugare i verbi (ormai anche i congiuntivi stanno morendo).

Metti un po’ di ordine nei Conservatori ché il percorso di studi è diventato un colabrodo. Avvisa chi continua a dire che si è laureato in Conservatorio che non è proprio così. Rassicurali però che dicendo che si sono diplomati e non laureati in uno strumento musicale, non gli verrà a mancare la capacità di fare la scala di do maggiore. Forse così prenderanno atto del fatto che il nostro è un mestiere da artigiani.

Fai che i musicisti di ogni età e livello smettano di suonare gratis qualsiasi sia la sede. Siamo già al punto in cui il limite è stato superato: l’artista troppo spesso paga per suonare!

Dì per favore alle stagioni concertistiche di piantarla di fare gli “scambietti” tra di loro. Abbiamo capito tutti chi è amico di chi. È un ridicolo gioco dell’oca! ‘’Aprite le braccia invece anche a chi non può restituirvi il concerto alla sua parrocchia’’. Il pubblico ha voglia di vedere una faccia nuova ogni tanto!

Cancella l’ansia da “sala piena”. Ci ha rovinati tutti! Aiutaci a coltivare un nuovo pubblico che poi sia capace di coinvolgere amici e parenti. Dobbiamo noi per primi parlare di più con i nostri spettatori.

Lava i panni dei programmi di sala insieme ai sovrintendenti: un candeggio unico. Così che forse riusciamo a vedere qualche titolo nuovo ma soprattutto ben fatto. Bisogna farlo con convinzione e non nel terrore che forse non piacerà. Quando capita il miracolo, dopo una sinfonia di Beethoven, dell’esecuzione di un pezzo raro (che il più delle volte ha già un secolo), capita sempre che l’orchestra si regga in piedi con gli stuzzicadenti e che il direttore remi nel vuoto.

Fai che i musicisti depongano l’ascia di guerra e vadano a sentire più spesso i concerti dei colleghi. Inutile pretendere che i nostri allievi vadano ad ascoltare musica dal vivo senza che noi stessi diamo loro l’esempio.

Fai che il muro di omertà sulla vera natura del musicista cada una volta per tutte: siamo uomini e donne come tutti gli altri e desideriamo soltanto vivere del nostro mestiere.

Fai smettere alla televisione di usare la musica classica solo per i servizi delle stragi e dei lutti nazionali! L’associazione nel cervello è presto fatta.

Fai che le compagnie aeree ci permettano di viaggiare in santa pace col nostro bagaglio a mano senza dover pagare 50 posti a sedere per una custodia che sta nella cappelliera!

Aiutami a rassicurare i miei allievi che se anche non vanno a XFactor possono avere un futuro come musicista.

Fai smettere gli stupri di gruppo sugli strumenti musicali. Orde di 3 o 4 musicisti che si accaniscono su un violoncello o su un pianoforte rendendosi ridicoli, non fanno più ridere nessuno.

Restituisci a noi musicisti l’entusiasmo che avevamo quando abbiamo ascoltato per la prima volta la musica che oggi suoniamo per gli altri.

Ricordaci ogni giorno del 2018 perché lo stiamo facendo davvero.

Un caldo abbraccio!

 

Pubblicato da Cultweek, 2015

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